comune di milano, intesa sanpaolo, edison, corriere della sera
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    PIANO CITY MILANO
    comune di milano, intesa sanpaolo, edison, corriere della sera
    - concerto -

contemporanea

PIANONIGHT - Daniele Lombardi

“Moonlight”

G. Crumb, T. Monk, D. Lombardi, A. Mosolov

In collaborazione con Corriere della Sera.

NOTTURNO Lombardi Nocturnals 2 e 4 For Bram Stoker 2 Qualcosa mi ha fatto sobbalzare: un sommesso, lamentoso uggiolio di cani, chissà dove, laggiù nella valle nascosta alla mia vista, e l’uggiolio pareva risonare sempre più forte nelle mie orecchie, e le fluttuanti particelle di polvere assumere nuove forme mentre, a quel suono, danzavano nel chiaro di luna. Mi sono sentito lottare per rispondere a un richiamo del mio istinto, che dico, l’anima mia stessa si dibatteva, i miei sensi semiattutiti si sforzavano di rispondere all’appello. Stavo per essere ipnotizzato! Rapida, sempre più rapida danzava la polvere; i raggi della luna sembravano palpitare mentre quella, trascorrendomi vicina, scivolava nell’oscurità sottostante. E sempre più numerose erano le particelle che si radunavano, fino ad assumere forme fantomatiche. A questo punto, con un sussulto, mi sono risvegliato del tutto e, ripreso pieno possesso dei miei sensi, sono fuggito urlando. Le forme fantomatiche, che erano andate a mano a mano materializzandosi dai raggi della luna, erano quelle delle tre donne spettrali alle quali ero destinato: Sono fuggito, e un po’ Più al sicuro mi sono sentito nella mia stanza, dove il chiar di luna non penetrava e dove la lampada era accesa. Ho pensato di attendere il ritorno del Conte e, a lungo mi sono ostinato a starmene alla finestra. Poi ho notato che, nei raggi della luna, fluttuavano strani puntini luminosi. Li si sarebbe detti minuscoli granelli di polvere, e roteavano e si addensavano a formare come delle nebulose. Guardarli mi dava una sensazione di tranquillità, una pace mi penetrava tutto. Mi sono appoggiato alla strombatura della finestra, cercando una posizione più comoda, in modo da potermi godere maggiormente quelle aeree evoluzioni. 4 Col calare dell’oscurità ha cominciato a fare un gran freddo, e il buio avanzante sembrava sommergere in una sola fosca caligine le macchie cupe degli alberi, querce, faggi e pini, sebbene nelle vallate che si insinuavano profondamente tra i contrafforti delle colline, nel mentre che si saliva verso il passo, singoli, neri abeti si stagliassero su residue chiazze di neve. Talvolta, la dove la strada tagliava per pinete che nell’oscurità sembravano sul punto di piombarci addosso, i grandi banchi di foschia, qua e là insinuantisi fra i tronchi, producevano un effetto singolare, lugubre e solenne, risuscitatore di pensieri e sinistre fantasie già evocati dalla sera incipiente, allorché il sole al tramonto aveva conferito strano spicco alle nuvole che nei Carpazi sembrano incessantemente sfilare per le valli. Mossolov Alexandr Mossolov è noto oggi per un brano orchestrale di tre minuti dal titolo Fonderia d’acciaio ed è considerato un tardo futurista russo del quale però si conosce soltanto questa pagina macchinistica. Scrisse cinque sonate per pianoforte, ma la linea futurespressionista lo rese una cassandra per il regime sovietico e la sua musica così pessimistica fece prendere alle autorità la decisione di distruggere la Terza Sonata e spedirlo nel Turkmenistan, soltanto otto anni, a fare una ricerca sui canti popolari. Vita dura per i musicisti e questi Deux Nocturnes (1925-26) lo dimostrano, ma sono di grande forza e bellezza, con un pianismo originalissimo che si colloca tra Scriabin e Prokofiev. Antheil In questo percorso sulla notte spicca la figura del Bad Boy Antheil, che parzialmente nell’ombra del grande Igor seppe evolversi in una concezione musicale più astratta e più futurista, con opere di più arduo ascolto, ma grazie a questo formalismo molto diversificato da quel mondo, legato al balletto e al teatro, che necessitava in generale di continui agganci a storie e mitologie. Questo figurativismo non gli apparteneva anche nel successivo neoclassicimo che rileggeva le stesse mitologie e le stesse storie. Antheil fu sedotto dal mito della macchina e per lui il tempo e lo spazio giocavano in una relazione pulsante alla ricerca di una modalità che confinava con lo swing jazzistico completamente stravolto dalla frammentazione, proprio come un quadro di un futurista. Questa vena creativa è stata eterogenea e disordinata, ma la sua vasta produzione, soprattutto del periodo parigino e berlinese dei primi anni venti, rimane da rivalutare, con punte come "Mechanisms", che contiene un Nocturnal Monk - Crumb "'Round Midnight" è una pagina famosa del grande jazzista che è stata ripresa da Crumb, con nove brani, da lui definiti come una sorta di "ruminations". Qui appare come la canzone sulla quale poi Monk improvvisò moltissime volte, sia trasfoprmata in un clima di sonorità notturne che si avvalgono di suoni tratti direttamente dalla cordiera e percussioni varie, per una tavolozza originalissima. Lombardi Le son des ténèbres Nel 1714 François Couperin consegnava alla storia le “Trois Leçons des ténebrès du mercredi saint”, sintetizzando le opposte tendenze di un pensiero compositivo francese, fatto di verticalità, grandezza, fantasia ed eleganza e quello italiano, teso alla simmetria, alla polifonia e al cromatismo, come rilevava Norbert Dufourcq. Il gioco di parole tra “Leçons” e “Le Son” rimanda a quel capolavoro e a quello spirito analitico, e al tempo stesso bizzarro, che caratterizzò la figura di Couperin, compositore oggi rarissimamente eseguito, ma figura centrale della storia della musica agli inizi del settecento. La composizione per pianoforte “Le son des ténèbres” è scaturita dunque quasi di getto dalla contemplazione della lunga serie delle omonime textures di Roberto Ciaccio. Inizia con un semplice e breve grumo sonoro, una inventio, e si sviluppa, con la struttura della passacaglia una reiterazione che slitta costantemente in microvariazioni, a volte conseguenti e a volte sorprendenti, tutte tendenti ad una crescente complessità. L’evolversi della composizione porta a una fase centrale, nella quale la materia è come se fosse avvicinata fino alla perdita dei contorni, per un’immersione nella suggestione dello spessore sonoro, come se si osservasse da un punto di vista che vi entra quasi in contatto. La sezione successiva di quest’opera rende evidente una struttura a specchio, riproponendo tutta la prima parte come un palindromo, in un processo di semplificazione che riporta al grumo iniziale e immette in una coda che si discosta ulteriormente, compenetrando brevi interventi accordali e uno spunto melodico lineare. “Le son des ténèbres” allude poi alla metafora dell’unione delle due parti anche nella sua struttura, costituendo un analogo sonoro del lungo ciclo di lastre e di fogli stampati, un work in progress di microvariazioni cromatiche che presuppone la possibilità di svegliare ad una percezione più acuta, ad un nuovo porsi davanti a superfici asemantiche, un cageano “happy new eyes/ears”. Nella parte centrale della composizione questa modalità si fa ancora più evidente, come se i suoni evocassero la possibilità di entrare nella pellicola del colore con un elastico muoversi dentro. Lo spazio impalpabile come un suono. Chi non ha mai sentito la pulsione di avvicinarsi il più possibile ad un dipinto che lo affascinava, in un museo dove inesorabilmente si mette a suonare il segnale d’allarme?

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